Diga del Gleno – Passo Belviso

Un’ escursione che unisce natura, storia e trekking quella di sabato 30 marzo, una storia purtroppo drammatica , ma che vale la pena ripercorrere per non dimenticare.
La diga del Gleno nell’incantevole Val di Scalve, può essere raggiunta da diversi punti di partenza, noi abbiamo deciso di salire dall’abitato di Pianezza ( 1267 m) che dista circa 3 km da Vilminore.
E’ possibile lasciare l’auto nel parcheggio dietro la chiesa e da qui proseguire all’interno del borgo seguendo il sentiero CAI nr 411.
Appena fuori dal piccolo centro abitato, abbiamo percorso alcuni prati fino a raggiungere una mulattiera che prosegue nel bosco, costeggiando il tubo della condotta forzata, incantati dalla bellezza e maestosità della Presolana, massiccio montuoso delle Prealpi Bergamasche che raggiunge un’altitudine massima di 2.521 m .
Dopo la località Pagarulì (1507 t) il sentiero si fa pianeggiante e in poco meno di 15 minuti si raggiunge la Diga.
La Diga fu voluta dai Viganò di Ponte Albiate (MI), proprietari di importanti cotonifici ed interessati a disporre direttamente di forza motrice. Realizzata fra il 1916 e il 1923, lunga 260 metri, nelle intenzioni dei costruttori avrebbe dovuto contenere sei milioni di metri cubi d’acqua, raccolti in un lago artificiale che si estendeva su una superficie di 400 000 metri quadrati, alimentato dai torrenti Povo, Nembo e da affluenti minori.
Il progetto prevedeva, successivamente ad una variante in corso d’opera, la realizzazione di una diga ad archi multipli, all’epoca considerata una delle più moderne concezioni dell’ingegneria.
Il 22 ottobre 1923, a causa di forti piogge, il bacino si riempì per la prima volta. Tra ottobre e novembre si verificarono numerose perdite d’acqua dalla diga, soprattutto al di sotto delle arcate centrali, che non appoggiavano sulla roccia
Il 1º dicembre del 1923 alle ore 7:15 la diga cedette, sei milioni di metri cubi d’acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso valle. La pazza corsa dell’acqua si arrestò quarantacinque minuti dopo il crollo all’ingresso del Lago d’Iseo, riempitosi in quei giorni di detriti di ogni genere e di cadaveri, una corsa chiusa con un bilancio di 356 vittime, benchè ancora oggi il numero non sia certo.
Dopo una breve pausa alla diga , decidiamo di proseguire destinazione Passo di Belviso (m 2518) e Rifugio Tagliaferri (m 2328), seguendo le indicazioni CAI sentiero 410.
Un’escursione molto bella, rivolta ad escursionisti esperti anche se non richiede particolare attrezzatura.
Panorami superbi che ai pianori in fiore segnati dai ruscelli e cascate , lasciano il passo ad una montagna più aspra e rocciosa.
Dopo un’occhiatina all’orologio e alle condizioni della neve, decidiamo di fermarci al passo, punto più alto della nostra escursione , senza proseguire per il rifugio Tagliaferri chiuso in questo periodo dell’anno, raggiungibile in 30 minuti
( https://www.rifugi.lombardia.it/bergamo/schilpario/rifugio-tagliaferri.html). Dal passo la vista spazia dal Monte Pora , Punta Alta, la Presolana Occidentale, Monte Ferrante, Monte Vigna Vaga lasciandosi alle spalle Cima Redasco, Monte Serottini e Monte Torena.
Stanchi , ma soddisfatti, riprendiamo il cammino ritornando sui nostri passi .Godendoci il caldo sole primaverile, approfittiamo di una sosta per rifocillarci in una bellissima conca ai piedi di una limpida cascata , dalla quale proseguiamo la nostra discesa diretti a casa, già pensando alla prossima uscita.